1/22/2016 0 Comments Body building et ordonnances de stйroпdes : pour quelles raisons les deux sont liйs ?Dans la compйtition du culturisme il existe deux clans qui ont un regard trиs diffйrent sur les pratiques de leur sport. Certains encensent un bodybuilding sans substance chimique et leurs rivaux qui sont de fervents dйfenseurs d'un sйrieux coup de main.
Ce gros coup de pouce se nomme les stйroпdes. Avant de voir les raisons et les piиges de la consommation de stйroпdes dans le culturisme il serait bon de prйciser briиvement ce que sont les produits stйroпdes. Ce sont des produits synthйtiques fabriquйs par des laboratoires pharmaceutiques connus, vendus dans la plupart des cas au travers d'une prescrition mйdicale et qui repoussent les limites du corps humain. Les stйroпdes qui sont ainsi des substances purement articielles font exploser la quantitй prйsente dans le sang de quelques productions d'hormones parmi lesquelles la testostйrone. L'hormone testostйrone йtant l’hormone de virilitй qui gиre chez les hommes des fonctions primaires mais ф combien utiles la sexualitй, la santй en gйnйral, le bien-кtre ou la confiance en soi. D’autres produits stйroпdes agissent comme les hormones de croissance. D'ordinaire bien entendu ce sont des substances йmises www.steroideslegaux.com/clenbuterol normalement par l'organisme. On les administre normalement pour soigner plusieurs maladies comme un retard de croissance mais aussi un manque de fertilitй chez l'homme. Le bodybuilding a cependant dйvoyй cet usage thйrapeutique et encadrй pour fabriquer un outil exponentiel de dйveloppement des muscles, d'accroissement de la force physique et de vitesse de rйcupйration aprиs l’effort. La devise des produits stйroпdiens devrait d'ailleurs devenir encore plus : (une structure musculaire) plus grosse, plus vite, (une rйcupйration) aprиs l’effort toujours plus rapide. Ce contournement des principes йlйmentaires qui rйgissent le corps humain n’est pas innocent cependant. Il y a un terrible risque sanitaire mйprisй par les bodybuilders non-professionnels qui se risqueraient а se procurer des injections stйroпdiennes pour amplifier leurs biceps. Si ces produits pharmaceutiques sont administrйs sous suivi mйdical, ce n'est pas un hasard : tout traitement pris pendant des annйes requiert un soutien thйrapeutique scrupuleux. D'autre part, il est habituel qu’un produit pharmaceutique administrй par voie orale ou par intra-veineuse pendant plusieurs annйes provoque des effets secondaires. Mкme si quelques body builders ne subiront pas d'ennuis de santй en se servant modйrйment des stйroпdes, il est bon de rester circonspect envers les risques courants. Dans les problиmes de santй connus, nommons les plus bйnins : de l'acnй; une accйlйration de la pilositй sur l'ensemble du corps dont la figure (ce qui n'est pas du tout attirant chez des bodybuildeuses assurйment); une perte accйlйrйe des cheveux. Du point de vue des ennuis de santй trиs sйrieux, il y a de quoi кtre prйoccupй : йlargissement du pйnis et des testicules, violence, stress, dйgйnйrescence du foie, transformation de l'йquilibre hormonal d’un genre vers l’autre, augmentation excessive de la pression artйrielle, accident vasculaire cйrйbral, problиmes cardiaques, infйconditй. C’est le prix exigй pour l'utilisation de stйroпdes. Si on s’intйresse aux marques de produits stйroпdes, d’insuline et d’hormones de croissance on compte sans effort une centaine de produits « recommandйs » par les partisans des produits stйroпdes pour devenir un champion du culturisme. Mкme si le culturiste professionnel prend des stйroпdes puis fait une pause par cycle de 6 а 8 semaines, s'injecter ou boire jusqu’а 25 produits par cycle n'est pas innocent. Aussi longtemps qu'il y aura des financeurs et un public pour les body builders qui seront heureux d'applaudir des muscles disproportionnйs, la course aux injections stйroпdiennes se poursuivra.
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1/21/2016 0 Comments composizione delle coalizioni hanno riguardato i governi che, a di minoranza due o più partiti di centro- sinistra o più 1994) tutti i di taglia decisamente fino al 1994) tutti e da due o più centro-destra.La forza parlamentare delle coalizioni in cargià detto, fino al 1992 (e in certa misura ancora fino al 1994) tutti i governi di coalizione, e naturalmente anche quelli di minoranza e in carica per gli affari correnti, si sono formati intorno a un partito preminente, la De. Le coalizioni sono state quindi composte da un partito grande e da due o più partiti di taglia decisamente minore. E i cambiamenti nella composizione delle coalizioni hanno riguardato soltanto questi ultimi che, a seconda della loro presenza o assenza, davano ai governi una caratterizzazione più di centro- sinistra o più di centro-destra.
La forza parlamentare delle coalizioni è stata spesso maggiore di quella strettamente richiesta: in genere sono stati inclusi uno o più piccoli partiti in sovrappiù. Durante la Prima Repubblica la scelta di coalizioni allargate invece che coalizioni minime vincenti rispondeva da un lato all’opportunità di tenere in considerazione l’esistenza di più di una dimensione di conflitto nel sistema partitico (cfr. cap. 3), dall’altro all’esigenza più pragmatica della De di bilanciare l’uno contro l’altro i piccoli partiti della coalizione. La scelta di ricorrere a una grande coalizione composta dalla maggior parte dei partiti, che era stata adottata una prima volta durante gli anni della transizione dal fascismo alla democrazia, fu rinnovata per un breve periodo tra il 1976 e il 1979, quando, dopo il balzo in avanti elettorale del Pei nelle consultazioni del 1976 e in considerazione della difficile situazione economica e delle minacce terroristiche, un’alleanza tra i partiti tradizionali di governo e il Pei divenne accettabile per entrambe le parti. Anche in questo caso, tuttavia, il Pei non potè ottenere la piena partecipazione al governo, ma dette soltanto l’appoggio parlamentare (prima in forma di astensione, poi con voto posi¬tivo) a un governo monocolore di ministri democristiani. Questa formula, chiamata anche di solidarietà nazionale, ebbe però breve durata ed entrò in crisi prima che il Partito comunista riuscisse a superare la soglia della piena partecipazione al governo. Dopo il 1994, a parte l’intermezzo tecnocratico del governo Dini (1995-1996), hanno prevalso coalizioni alternative di centro-destra o di centro-sinistra. Le esclusioni (subite, ma qualche volta anche accettate) dei partiti di estrema sinistra e di estrema destra dal governo sono state progressivamente abban-donate in corrispondenza con la crescente moderazione di questi partiti e con l’esigenza dei due schieramenti di fare il pieno dei voti. La coalizione di centro-sinistra ha avuto però problemi maggiori nell’incorporare l’estrema sinistra (Rifondazione comunista), dalla quale ha inizialmente potuto ricevere solo un sostegno esterno e più ambiguo. E in effetti questo partito ha avuto un ruolo cruciale nella caduta del primo governo di centro-sinistra di Prodi. Con la tornata elettorale del 2006 questo problema è stato risolto e tutti i partiti sono entrati a pieno titolo nella coalizione elettorale e poi nel secondo governo Prodi, anche se il prezzo pagato è stato quello di un’elevatissima frammen-tazione del governo (con 89 partiti rappresentati). A destra, invece, dopo la trasformazione dell’Msi nel partito di destra moderata An, sono apparsi solo minuscoli partiti di estrema destra, ma anche questi sono stati attratti nel 2006 nella coalizione berlusconiana, seppure in posizione subordinata. Nel corso di un quindicennio tutti i partiti significativi dello spettro politico sono stati progressivamente coinvolti nel gioco di governo e hanno acquisito un’esperienza ministeriale. Anche in questo il cambiamento rispetto alla Prima Repubblica è stato non indifferente. 2.6. La struttura ministeriale Veniamo ora alla struttura istituzionale dell’esecutivo: tipicamente, il governo è stato composto dal presidente del Consiglio, eventualmente da uno o più vicepresidenti e da un numero variabile di ministri e di sottosegretari. I mi-nistri sono di norma a capo di un ministero, cioè di un’entità autonoma della pubblica amministrazione centrale. Ci sono poi i ministri «senza portafoglio», che sono responsabili di uno specifico settore di policy, ma non hanno una vera struttura burocratica a propria disposizione. Per questi è la presidenza del Consiglio a fornire un più limitato supporto amministrativo. I sottosegre-tari, a differenza dei ministri (con o senza portafoglio), non partecipano alle riunioni del Consiglio dei ministri; possono però sostituire i ministri in varie incombenze, nelle attività interne al ministero, in parlamento, nei rapporti con la società come interlocutori di gruppi di pressione, associazioni, enti locali. La loro autorità dipende da una delega esplicita del ministro sanzionata dal Consiglio. Una posizione speciale in questa categoria è occupata da uno dei sottosegretari della presidenza del Consiglio, che ha il ruolo di segretario del Consiglio dei ministri e prende parte (ma senza potere formale di voto) alle riunioni del gabinetto. In quanto collaboratore più stretto del presidente del Consiglio, svolge una funzione cruciale nella preparazione dell’agenda del Consiglio dei ministri, conducendo spesso le complesse negoziazioni con i rappresentanti di partito, o anche con attori esterni, che precedono le riunioni del Consiglio Cassese 1980. La struttura del gabinetto è stata al centro di un’attenzione crescente so-prattutto a partire dagli anni ’80 e dopo la crisi dei primi anni ’90, come mostrano le numerose riforme che l’hanno interessata (box 5.1). Mentre alcune di queste verranno analizzate successivamente, occorre ricordare qui l’importante cambiamento introdotto dalle leggi Bassanini (1997-1999) che, oltre a ridurre il numero dei ministri e dei ministeri, hanno aggiunto la figura del viceministro. Questa figura, oltre ad avere una piena delega su un’area specifica, può partecipare alle riunioni del gabinetto per riferire sui suoi ambiti di pertinenza ma senza avere diritto di voto. Il governo può quindi essere descritto come una struttura a due livelli: il primo livello, quello del presidente del Consiglio e dei ministri, è responsabile del processo decisionale collettivo, mentre il secondo livello, con i viceministri e BOX 5.1. 53 Le riforme del governo degli ultimi decenni (1988-2006) 1983 Introduzione informale di un consiglio di gabinetto (Gov. Craxi) 1. 4001988 Creazione di una struttura di staff presso la presidenza del Con- (Gov. De Mita) siglio 1. 5371993 Riforma della pubblica amministrazione e ristrutturazione del (Gov. Ciampi) ministero per la Riforma amministrativa 1993 Nuove regole di procedura per il Consiglio dei ministri (Gov. Ciampi) 1997-1999 Leggi Bassanini I, II, III (cfr. cap. 7): deleghe al governo a emanare (Gov. Prodi I) decreti regolanti la nuova distribuzione delle funzioni ministeriali. 1.3172001 Riforma della struttura di bilancio. Riduzione del numero dei mi¬nisteri, semplificazione e riorganizzazione del governo Modifica della struttura del gabinetto. Applicazione con modifiche (Gov. Berlusconi II) della legge Bassanini sulla riduzione dei ministeri: fusione di Bilan- 1. 812001 ciò, Tesoro e Finanze nel ministero Economia e finanze, fusione di Pubblica istruzione e Università e ricerca, fusione di Lavori pubblici e Trasporti nel ministero Infrastrutture e trasporti, creazione dei ministeri per le Attività produttive, per il Lavoro e le politiche sociali, per la Salute e per le Comunicazioni, che prendono il posto di precedenti strutture Definizione delle competenze dei viceministri (Gov. Berlusconi II) 2002 Decreto del presidente del Consiglio sulla struttura della presidenza (Gov. Berlusconi II) del Consiglio 2006 Modifica della struttura del gabinetto. I ministeri salgono da 14 a (Gov. Prodi II) 18. Viene di nuovo diviso il ministero dell’Istruzione da Università 2008 e ricerca, vengono separati i ministeri per Infrastrutture e Trasporti, il ministero per la Solidarietà sociale si stacca dal ministero del Lavoro e viene creato il ministero per lo Sviluppo economico, al posto di quello per le Attività produttive. Nuova, parziale, riduzione dei dicasteri e ristrutturazione della (Gov. Berlusconi IV) presidenza del Consiglio i sottosegretari, è invece attivo in ogni ministero, nelle relazioni tra ministeri, con il parlamento e con gli altri attori politici e sociali. La struttura del governo è stata fortemente influenzata dai problemi di coalizione. Per esempio, la posizione di vicepresidente del Consiglio è stata in genere attribuita a uno o più leader di importanti partiti della coalizione come compensazione per non aver potuto ottenere la presidenza o altre ca¬riche ministeriali importanti e per assicurare la coesione della maggioranza. Quanto al numero delle posizioni di ministro e sottosegretario il trend è stato tipicamente in crescita dato che la distribuzione di queste posizioni ha svolto un ruolo cruciale nella soluzione delle difficoltà interne a coalizioni fortemente frammentate; non a caso, infatti, i governi monopartitici hanno avuto in genere un numero minore di ministri. Il trend alla crescita è stato di tanto in tanto interrotto da tentativi di riportare il gabinetto a dimensioni più gestibili. Questi sforzi, tuttavia, non hanno in genere prodotto frutti du¬revoli e la spinta all’espansione del gabinetto ha finito per prevalere, come è avvenuto anche durante la XIV legislatura e all’esordio della XV, con i go¬verni Berlusconi III e Prodi IL Lo stesso scenario si è ripetuto con il governo Berlusconi IV (fig. 5.1). Di norma le posizioni di ministro e anche quelle di sottosegretario sono state assegnate a politici con un forte retroterra partitico e una lunga car¬riera parlamentare Calise e Mannheimer 1983; Cotta e Verzichelli 2003. Va notato però che prima del 1994 i segretari dei partiti della coalizione di governo hanno in genere preferito restare fuori dal gabinetto. La natura coalizionale dei governi e la loro durata limitata contribuivano a rendere un posto di ministro (e a volte persino di presidente del Consiglio) spesso meno prestigioso e attraente rispetto alla leadership partitica. I segretari di partito, restando fuori dall’esecutivo, sono stati in grado di sopravvivere alle cadute dei governi e hanno potuto mantenere una libertà di movimento (anche personale) meno vincolata dagli obblighi di coalizione. Solo in rari casi alcuni politici hanno cercato di combinare la posizione di leader di partito e di capo del governo per perseguire progetti più ambiziosi di direzione e innovazione politica. Dopo De Gasperi, all’inizio della storia repubblicana, hanno seguito questa strada Fanfani, Spadolini, Craxi e De Mita. Questi ten¬tativi hanno avuto maggiore successo nel caso dei partiti più piccoli, mentre i due leader democristiani (Fanfani e De Mita) hanno provocato una forte reazione negativa di tipo difensivo all’interno del proprio partito e spinto gli altri capicorrente a far fronte comune per impedire che una persona sola assurgesse a un ruolo egemonico. Il loro tentativo ha avuto quindi breve durata. La presenza dei capipartito nel governo è diventata più frequente dopo il 1994, quando l’esecutivo ha guadagnato maggiore stabilità ed effi¬cacia. Tuttavia anche negli ultimi anni non sono mancati i leader che hanno preferito restare fuori: D’Alema per i Ds al momento del primo governo Prodi, Follini per l’Udc durante il Berlusconi II, Fassino per i Ds, Diliberto per il Pdci e Giordano per Re nel Prodi II. Nel passato, il reclutamento di ministri non provenienti dalla carriera politica è stato un’eccezione. I tecnici hanno ottenuto un ruolo molto più importante solo con i due gabinetti degli anni ’90, il governo Ciampi e il governo Dini, quando la crisi dei partiti aveva raggiunto il suo culmine; altrimenti erano stati relegati a casi individuali e in alcuni ministeri specialistici, come il Commercio estero, la Sanità, l’Università. Tuttavia, negli ultimi anni della fase di penta¬partito, e ancor più dopo il 1994, lo strumento della scelta di tecnocrati per alcune importanti posizioni ministeriali è diventato più frequente da parte di presidenti del Consiglio forti, per tenere alcuni ministeri chiave (per esempio, il Tesoro o gli Esteri) sotto il proprio controllo e sottrarli all’influenza dei partiti della coalizione. Come mostrano i dati (fig. 5.2), una percentuale non irrilevante di ministri con un’origine non parlamentare si è mantenuta anche negli esecutivi della fase bipolare, e anche tra i ministri reclutati attraverso una carriera politico-parlamentare diminuiscono coloro che presentano un’esperienza di sottosegretario, a dimostrazione che il percorso di carriera ministeriale è oggi più aperto a diversi tipi di candidati. Tuttavia, rimane fuori discussione il principio cardine del processo di for-mazione dei ministeri: l’allocazione delle cariche continua infatti a seguire il principio della rappresentanza proporzionale tra i partiti della coalizione. È vero che in Italia le «quote» dei singoli partiti possono essere talvolta approssimate rispetto al loro peso parlamentare Verzichelli 2001, innanzi-tutto per effetto della numerosità delle coalizioni, ma anche per l’esistenza di altri estrarre dati da una pagina web «benefici» nel gioco della distribuzione delle cariche: per esempio, la possibilità di occupare responsabilità più vicine per materia alle proprie preferenze programmatiche. In ogni caso la distribuzione delle molto più numerose posizioni di sottosegretario ha sempre consentito ai diversi partiti di ottenere una rappresentanza ministeriale vicina alla propria consistenza in parlamento, e di essere presente anche in quei settori nei quali non avrebbero potuto raggiungere il traguardo maggiore. Anche il processo di formazione del governo Prodi II, nel 2006, ha seguito questo criterio, con effetti evidenti in termini di complessità della sua struttura che contliggono con lo stile quasi primo ministeriale che connota la nascita di questo (e di altri) governi della Seconda Repubblica Criscitiello 2007. 3. IL FUNZIONAMENTO DELL’ESECUTIVO 3.1. La guida del governo La guida e il funzionamento concreto dei governi italiani sono stati signi-ficativamente influenzati dalle caratteristiche del sistema dei partiti, ma anche da fattori esterni come lo sviluppo dell’integrazione europea, la glo-balizzazione economica e le riforme istituzionali introdotte per affrontare alcuni di questi problemi. Passati i primi anni della repubblica, quando De Gasperi era riuscito a imporre una conduzione del governo autorevole, grazie alla netta vittoria elettorale del suo partito e sua personale nel 1948, ma anche al fatto che l’organizzazione esterna del partito di maggioranza, la De, era ancora piuttosto fragile, il presidente del Consiglio è stato per lungo tempo una figura piuttosto debole nel panorama politico italiano. Non potendo godere di un forte mandato elettorale dal momento che la scelta del primo ministro si faceva successivamente alle elezioni attraverso negoziati tra i partiti, né avendo avuto un ruolo di qualche peso nella scelta e nell’allontanamento dei ministri e dovendo per |
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November 2017
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